Alla mostra

Augusto è prontissimo a sfoderare tutto il suo fascino di uomo di mondo, raccontando, soprattutto a Genny nelle sue intenzioni, fatti, fatterelli e barzellette ricavate dai suoi numerosi viaggi. Ma i suoi pensieri sono confusi e l’enfasi delle sue parole suona falsa pure a lui.


(Sembra di essere a Lecce e invece siamo a Barletta, questo palazzo della Marra e chi l’aveva mai visto, è anche vero che qui è la prima volta che ci vengo)


-Genny lo sai che è la prima volta che vengo a Barletta! E poi chi avrebbe mai pensato di trovarci questo baroccastro leccese che è roba da salentini, che mi dici?


-Io e Genny siamo già venuti qui l’anno scorso, per la prima mostra di De Nittis, peccato che Lei non l’abbia vista era davvero splendida- rispose Luca


-Scusami Luca e anche tu Giovanni, datemi pure del tu, ma io adesso parlavo del contenitore e non del contenuto, in ogni caso, avessi avuto l’occasione per venire giù, lo avrei fatto più che volentieri, purtroppo non mi è stato possibile, e comunque visto che siete esperti, mi farete da guida.


(Perché Genny ora sta zitta e non parla non mi guarda, io sono rimasto qui per lei…


Augusto sei il solito inguaribile cavalier servente, forse se avessi agito diversamente ora non saresti qui a sbavare per una vecchia fiamma)


Augusto è visibilmente distratto e si chiede quali siano i colori della felicità, il suo idillio mentale si è rotto e i frantumi vanno a sbattere contro una realtà che lo rattrista.


Si butta sui quadri come su una scialuppa di salvataggio e tira fuori la sua passione per l’arte e per i bei tempi antichi, che più che antichi erano moderni.


Torse de jeune fille au soleil


E’ la luce sfumata, quasi non ci sia nessun confine alla sensualità acerba di questa ragazza in fiore; non mi attizza proprio il seno scoperto, ma le curve nel loro insieme così rotonde e la presenza della natura che si intuisce dietro la figura umana; uhm….proprio adesso un risveglio dei sensi, posso solo ricordare l’ultima volta che ho fatto l’amore qui.. avevo forse vent’anni e lei? Chi era lei? Non ricordo, la spiaggia deserta di notte quella sì la ricordo e il rumore e il profumo del mare e la sabbia che entrava dentro ai nostri corpi come fosse una parte di noi, e poi la mia solita immensa timidezza che a un certo punto è stata sopraffatta dalla sensualità di lei, che aveva un colore di capelli simile a quello del quadro e le mie mani dappertutto e i pensieri svaniti dietro all’esplosione dei sensi, alla carne soda e al sudore. Poi nulla più, perché sono partito per Londra, lasciando mamma in ambasce e sorella sollevata.


Ora basta vediamo quest’altro…


Le dejeuner des canotiers


Quante volte ho visto sui libri ‘sto quadro, e sempre ho invidiato la gioia di stare insieme: per me è così difficile. E le ragazze coi loro cappelli, gli uomini in canottiera, con uno sguardo così allegro e fiducioso da far invidia. Dov’è finito il progresso, quel bel progresso lineare dell’Ottocento dove tutto andava avanti verso il sapere, la scienza, ma anche il miglioramento delle condizioni di vita, anche se non per tutti. Era una felicità aproblematica che noi oggi non riusciamo nemmeno a pensare.


Io penso solo a chiacchierare col mio corrispondente londinese sulla qualità del tè.


Ma che vita è la mia, che vita è stata non c’è un senso, non un luogo, ma una rincorsa di futilità e vigliaccheria, per non aver mai scelto, mai, quello che volevo essere…


Il nostro non è un tempo di certezze, vuoi mettere il bel realismo di Pellizzada Volpedo, anche lì l’ideale socialista che avanza e sbatte contro i totalitarismi della prima metà del Novecento.


Certoche però a chiamare una figlia Idea Socialista, ci voleva coraggio e ancor più coraggio fu quello di Cuccia, il potentissimo banchiere che se la sposò.


Ma non è già più la luce dell’osteria sulla Senna, i contorni sono più netti e bisogna fare delle scelte.


Vuoi dire che la felicità è morta dopo la Prima Guerra Mondiale?


Io la felicità non la cerco più, per me è solo un incidente, un caso come l’incontro con Genny e la mia attuale forte delusione, per la sua assenza emotiva.


E quel, come si chiama, Giovanni, che cerca un posto al sole e poverino il sole penso non l’abbia mai visto.


Il mio cinismo sconfina nella cattiveria, sono il solito stronzino snob che gioca a fare l’intellettuale.


-Augusto, dai vieni ci sono altre sale, sbrigati noi siamo già avanti…


-Arrivo Genny, arrivo (dove mi porta il cuore?).


I quadri sono esposti nell’antico Palazzo Marra, disposti in piani diversi, quindi, dopo l’acquisto del biglietto d’ingresso, i visitatori procedono seguendo liberamente il loro interesse verso la mostra ed incominciano a soffermarsi su i singoli quadri.


Il pubblico è numeroso e rimanere uniti è difficile.


Genny condivide con Luca la vicinanza di Augusto di cui apprezza, sentendolo conversare la preparazione sul pittore De Nittis e su tutto l’impressionismo.


Giovanni, il più indipendente del gruppo, procede più speditamente e si attarda a guardare un quadro se davvero ne coglie impressioni coinvolgenti.


E’ impossibile non notare fra i visitatori una bella persona: alta, elegante e molto interessata ai singoli quadri.


Ha un’aria cosi distinta che Genny nei suoi pensieri lo immagina poter essere un professore.


Dopo un’altra mezz’ora di attesa riuscirono a fare il biglietto e entrarono nella mostra. All’ingresso c’era un tabellone su cui si poteva leggere la biografia del pittore e le sue opere principali. Giovanni così scoprì che De Nittis era nato a Barletta ma era morto a Saint-Germein-en-Lain in Francia dove svolse quasi totalmente la sua attività. La mostra era su più piani e delle frecce indicavano il percorso da seguire. Sotto ogni quadro c’era la data della sua realizzazione. Giovanni rimase affascinato dai quadri esposti. Uno in particolare lo colpì. Si intitolava”Corse al Bois de Boulogne”e proveniva dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.Inoltre erano riportate notizie sul palazzo Marra che ospitava la mostra.


Il Palazzo Della Marra risulta essere un unicum nel panorama dell’architettura nobiliare barlettana.Gli studi più recenti ne attribuiscono la committenza, nella seconda metà del 1500, al nobile Lelio Orsini, ricchissimo aristocratico napoletano; alla sua morte nel 1633 il palazzo fu acquistato da un ramo della più potente delle famiglie barlettane: i Della Marra, proprietari fino al 1743. Il Palazzo si ergeva isolato e la facciata principale, a seguito di questo passaggio di proprietà, fu spostata su via Cialdini con l’apertura di un portone decorato da due allegorie della vecchiaia e della giovinezza. Il sontuoso balcone è sorretto da cinque mensole ornate da mostri, cani e grifi terminanti con mascheroni con la bocca aperta. Lungo la facciata, all’altezza del balcone, corre un fregio che riporta la scritta “DELLA MARRA”. La ricca decorazione della loggia ripropone temi allegorici delle stagioni della vita. Successivamente il Palazzo passa alla nobile famiglia Fraggianni nel sec. XVIII e a Donato Ceci agli inizi del 1900. Poi c’è stata l’acquisizione da parte del Demanio Statale nel 1958 e i restauri del 1971. La mostra dal titolo “De Nittis e Tissot. Pittori della vita moderna” è stata la grande occasione espositiva con la quale si inaugura la nuova e definitiva sede della Pinacoteca Giuseppe De Nittis, istituita in seguito alla donazione di 172 fra dipinti, pastelli e incisioni donati da Léontine Gruvelle a Barletta, dopo la morte di De Nittis avvenuta a 38 anni


Giovanni fu colpito anche da altre opere di questo artista tra cui Al Bois de Boulogne,che ritrae in maniera splendida i divertimenti e i ritrovi mondani della società parigina,Colazione in giardino,uno dei suoi ultimi quadri,La strada da Napoli a Brindisi ( La strada da Brindisi a Barletta). Giovanni si meravigliò anche del perché un pittore così bravo non aveva subito avuto successo in Italia. Scoprì leggendo le varie recensioni che stavano sotto ogni quadro che De Nittis aveva viaggiato molto: un quadro rappresentava magistralmente la frenetica vita londinese (trafalgar Square) e lesse, inoltre che il pittore non si era dimenticato del suo paese natio visto che nel 1870era tornato in Italia dove dipinse il Vesuvio sia spento sia durante l’eruzione del 1872.Chissà quanto poteva dare ancora alla pittura italiana se non fosse morto così giovane. Anche La pittura giapponese influenzò la pittura del maestro.

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