Giovanni

Oggi vi parlo di Giovanni. Un po’ Giovanni lo conoscete,assomiglia un po’ a ognuno di noi.


E’ un po’ incoerente Giovanni. Come si suol dire, predica bene e talvolta razzola un po’ male. Sperò se ne rende conto,o qualcuno glielo fa notare cerca di razzolare bene.


È testardo Giovanni e vuole sempre fare di testa sua finché non finisce con lo scottarsi. Tante volte si è scottato e tante volte si scotterà ancora


Giovanni agisce prima di riflettere che è giusto quello che sta facendo ma se riflettesse prima di agire molte cose gli potrebbero andare meglio.


Giovanni vorrebbe vivere nei suoi sogni, ovviamente in quelli belli, ma sa che la vita non è un sogno.


Giovanni si è stancato di scrivere almeno per adesso.


Il personaggio che descrivo sono io


Sono io con pochi capelli( mannaggia ai medici potevano pensarci prima al Minoxidil),con la sua pancetta che dura anche dopo le feste come se per me fosse sempre Natale finchè non arriva la Pasqua.


Sono io che guardo il disordine nella mia stanza e non faccio niente oggi rimandando il mettere in ordine a domani tanto è sempre domani.


Sono io che spendo tanto per il vestire e poi le cose si accumulano e non so cosa mettere.


Sono io con pregi pochi ,difetti tanti e che comunque deve andare avanti.


Io stamattina non sono sereno. Quel colloquio di lavoro è importante per la mia vita e l’ansia mi sta assalendo facendo rinascere in me le debolezze che aveva quando ero bambino e mi bloccavo al momento dell’interrogazione. Mi ricordo del mio maestro buono che riusciva con dolcezza a farmi dire tutto ciò che sapevo ma che non riuscivo a far uscire dalla mia bocca preso dal panico. Quel maestro fu per me il padre che cercavo, il padre che volevo avere ma che non avevo. Mio padre era presente nel corpo ma non nello spirito poi,all’improvviso, fu assente anche nel corpo.


Un giorno fece le valigie e andò senza dire dove né il perché lasciando me e mia madre nel dolore più totale. Non seppi più nulla di lui. Era come se fosse entrato nel mondo del nulla. Mia madre, da allora non si era più ripresa e passava le sue giornate davanti alla finestra in attesa di un ritorno. Solo poche amiche andavano a trovarla ogni tanto cercando di distogliere la sua mente dai soliti pensieri. Andato via mio padre il peso della famiglia era di colpo caduto su di me come un macigno. Fui costretto a lasciare l’università e a cercare un lavoro. Nonostante il mio diploma di ragioniere mi sono adattato a qualsiasi tipo di impiego Feci di tutto; il cameriere, il buttafuori nelle discoteche, l’assistente agli anziani negli ospedali tutti lavori in nero ma che mi sono stati sufficienti a portare avanti la mia famiglia. Ma ora avevo bisogno di un lavoro fisso anche umile per riordinare la mia vita e pensare un po’ a me stesso. Preso dai miei pensieri, non mi ero reso conto dell’orario. Mi vestii di corsa, uscii da casa, entrai in macchina, partii. Chissà, forse quella era la volta buona. Mia madre era affacciata alla finestra.

Scritto per: Mario

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